...Uno e Tre paradossi...

Ogni cosa si ferma per poi scorrere rapidamente all'indietro. Le ceneri di Oraxyr tornano a ricomporne la figura ed il sangue della battaglia a fluire nei corpi non più feriti.
La scia infuocata della Roccia Ferrosa corre verso il cielo da cui provenne quel giorno mentre le anime risucchiate da Th'Azof, nella sua forma mostruosa, rianimani i corpi ospiti...

E' una calda mattinata estiva e Baris il monaco, ed Asher l'elfo, sono già svegli, pallidi in volto, ma speranzosi di portare a compimento le strofe profetiche che una coppia di bardi canterà tra qualche giorno nella piazza centrale di Hormpetarr. Baris regge ancora in mano lo Scritto del Nulla, che in quel momento dovrebbe ancora trovarsi nelle mani di Mynadir, ad Hormpetarr, mentre Asher saggia il peso della Roccia Ferrosa nella sua sacca, sincerandosi della sua presenza.
Uno alla volta, gli altri viaggiatori si destano ed ascoltano increduli ciò che Asher e Baris raccontano loro. Le alleanze e la vaga amicizia che lega alcuni membri del gruppo ad altri, consente quanto meno di concedere ai presunti pazzi il beneficio del dubbio, ma quando questi predicono la ricomparsa di Th'Azof, in quel momento ancora assente, ed indicano il punto preciso e quanto dirà l'elfo oscuro, non vi sono più dubbi sulla veridicità di ciò che dicono. Ad ulteriore riprova, Baris informa Zanil che nel suo zaino vi sono due cofanetti invece di uno solo. Uno dei due è un Mimic mutato, mentre l'altro contiene la Sfera delle Anime ancora integra.
Il tempo dei dubbi si conclude definitivamente quando, sullo Scritto del Nulla, compaiono lentamente dei simboli arcani e, la Roccia Ferrosa, lo Scritto del nulla, la Sfera di Vetro nel Tempo che Fu, e Th'Azof, il Morto che Vive, emanano una lieve luminosità.
Ogni incantatore cerca di identificare le parole arcane comparse sullo Scritto del Nulla. Si tratta di un incanto al momento sconosciuto che sembra poter richiamare fiamme che bruciano solo un oggetto designato. L'ultima frase dell'incanto proibito recita:

Fredde Fiamme chiamate e
ad Esse Tutto donate

La forza magica freme all'interno della pergamena, ed è sufficiente la sola traduzione affinchè l'incanto si sprigioni e le fiamme circondino il gruppo.

Lo Scritto del Nulla viene ridotto in cenere
La Sfera delle Anime si fonde in un ammasso di vetro liquefatto
La Roccia Ferrosa brilla come stesse cadendo dal cielo una seconda volta
Le carni di Th'Azof vengono annientate ed il suo empio scheletro ancora si muove mentre la sua essenza si dissolve nella brezza pacifica

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Ogni parte del corpo è indolenzita dall'eccesso d'inerzia.
Rumori indistinti...
Provi ad aprire gli occhi...
Un vociare caotico riecheggia su pareti di pietra.
Una moltitudine di ombre scalpita alla luce di torce dalla fiamma fredda.
Non riesci a muovere il collo, trattenuto da una cinghia di duro cuoio, e nel tentativo un conato di vomito ti fa accorgere del tubo viscido che ti esce dalla bocca. Qualcuno ti si avvicina, la debolezza sta per sopraffarti e la vista non funziona come dovrebbe. Senti lo stomaco, o quello che credi sia il tuo stomaco, alleggerirsi mentre quel viscido tentacolo cavo viene estratto dal tuo corpo e fatto a pezzi da un uomo armato di spada. Mani gentili ma ferme allentano le cinghie e ti sollevano il capo. Occhi sottili e dall'aria esperta esaminano i tuoi; il movimento ti stordisce, stai per perdere i sensi quando scorgi diversi letti che ospitano altre figure apparentemente nelle tue condizioni; c'è chi tagliuzza e chi brucia tentacoli e altri guaritori o cerusici che saggiano le condizioni dei prigionieri.
La debolezza ti assale ed un bruciore indistinto pervade il tuo corpo. Prima di abbandonarti ad un altro sogno senti che qualcuno sussurra, o grida, meglio non sapresti dire:
"Sono loro, li abbiamo trovati. Informate i rappresentanti dei casati portatori del marchio"

...L'enclave...

L'ascensore si muove lentamente verso il basso, regalando un'ampia veduta di un'opera tanto scellerata quanto magnifica.
Sei grosse costruzioni si ergono intorno ad un enorme palazzo posto al centro della piana sotterranea. Dalla disposizione degli edifici ai dettagli nelle decorazioni, dalle fontane di acqua verdastra ai capannelli di uomini tatuati e vestiti in rosso agli angoli delle strade, dagli stemmi delle scuole di magia che campeggiano sui sei edifici ai servitori costrutti che vagano in cerca di ordini da eseguire, ogni cosa ostenta la sete di potere e perfezione di questa setta.

Poco prima di giungere a terra, Rusty cambia le proprie sembianze in quelle di un mago rosso di dimensioni umane, per ingannare l'oziosa guardia che vigila l'accesso sotterraneo all'ascensore. Quando questa vede scendere "Rusty O' Sandbags Dragonbane, adepto della scuola dell'Illusione" in compagnia di quattro cavie Xill, può solo commentare la bizzarria degli illusionisti prima di lasciargli libero accesso alla città.
Invisibili, Oraxyr e Zanil esplorano i dintorni dell'ascensore, notando un continuo andirivieni di adepti nei pressi di una fontana dall'acqua verdastra.
L'aria venefica respirata all'esterno sta debilitando il fisico di ciascuno dei compagni, ma uno stralcio di conversazione colto dai due fa luce sul mistero dell'acqua verde: è l'antidoto contro il veleno.
Risolto anche questo problema, è tempo che Naresar localizzi lo Scritto del Nulla tramite la magia. Esso si trova nella costruzione centrale, inaccessibile a chi non arreca validi motivi per volervi entrare.
Incrociato il percorso di un servo costrutto, Rusty si fa condurre presso l'entrata del palazzo, dichiarando di voler fornire preziosi elementi sacrificali per esperimenti magici. La sala principale del palazzo è enorme e riccamente addobbata. Torce sempiterne riempiono l'antro di luci multicolore mentre alle pareti giganteggiano ritratti dei fondatori dell'enclave, vissuti secoli prima, in pose caratteristiche degli atti cui erano più avvezzi: rituali magici, evocazioni, omicidi, torture, avvelenamenti, stragi...
Eccezion fatta per la porta d'ingresso e quella in cima all'ampia scalinata sul fondo della sala non vi sono altri accessi.
Salite le scale, un mago rosso dalla tunica scura che ne indica il rango più elevato chiede a Rusty cosa lo porta a chiedere udienza a Malakor, riscuotendo oggetti magici come dono per l'eccelso.
Pagato il pedaggio, la fortuna assiste il gruppo volendo che il mago rosso fosse troppo impegnato ad esaminare gli oggetti donati da Rusty per notare che l'incantesimo abiurante posto sull'ascensore ha dissipato l'invisibilità di Oraxyr e Zanil ed il camuffamento magico di Mynadir, rivelando il vero aspetto (e numero) dei prossimi ospiti di Malakor.

L'ascensore sale molto lentamente, come a voler dare il tempo all'adepto di riflettere sul privilegio che l'eccelso Malakor gli concede nel prestargli attenzione.
La piattaforma si arresta al centro di un'ampio salone rettangolare. Di fronte ai compagni, ora pronti a dare battaglia, a diversi metri di distanza sul lato più corto della stanza, compare il trono di pietra nera di Malakor. Una figura vestita di una lussuosa tunica rosso scuro ornata con rune nere e fregi d'argento brillante, siede sullo scranno, gli occhi fissi su di una pergamena vuota. Ai suoi fianchi, quattro grossi servi costrutti sorvegliano il loro padrone.
Questi, senza sollevare lo sguardo chiede che cosa vogliono i suoi ospiti, i quali prontamente rispondono "Dacci lo Scritto del Nulla".
Accortosi infine dell'inganno subito, Malakor plaude al loro coraggio e scatena i suoi servi, preparandosi a sua volta alla battaglia, dopo anni di pacifica tirannia.
E' lo scontro più violento mai affrontato dai viaggiatori, poichè i costrutti sono stati potenziati infusi con incantesimi potenti. Presto il suolo si riempie di frammenti di metallo e legno e di sangue. Anche Malakor prende parte al combattimento, facendo uso di incantesimi protettivi, di una lancia magica comparsa dal nulla e di un abile stratagemma che gli permette di "tornare in vita" sacrificando l'esistenza di uno dei suoi costrutti.
Allo scontro non prende parte il monaco Baris che, schivango agilmente i colpi dei costrutti, si avventa sul trono recuperando lo Scritto del nulla. Fra le tende retrostanti, Baris scorge la luminosità caratteristica degli ascensori dei mahi rossi. Questo porta verso il basso; un corridoio termina di fronte ad una porta di pietra nella quale è stato scavato un incavo rettagolare. Appoggiato Scritto del Nulla nell'incavo, la porta si apre su una stanza totalmente buia.
Improvvisamente il monaco comincia a vedere, come proiettati in quell'oscurità, episodi impressi nei suoi ricordi recenti: il suo viaggio alcolico verso forte Arran...la giovane Ariel sperduta degli antri della Loggia del Pensiero Puro...i cadaveri dall'espressione terrorizzata giunti ad Hormpetarr ed il meteorite caduto dal cielo...poi una voce inespressiva domanda: "Dove vuoi ritornare?".
La confusione inizialmente lo coglie, poi il suo istinto gli suggerisce la risposta più conveniente: "A me sta bene così", risponde tornando verso l'ascensore.
Proprio in quel momento, mentre l'elfo Asher si dirige di corsa verso l'ascensore nascosto dietro il trono, un grido di terrore s'interrompe secco quando Malakor, rapido come una saetta, compare davanti da Oraxyr, la mano strabordante potere magico ad artigliarne il volto, e ruggisce "Sciocco fratello sconsiderato", prima di ridurre in cenere lo stregone con un incantesimo di disintegrazione. Ride Malakor, esprimendo tutto il suo disprezzo per chi considera inferiore e per il sangue del traditore Mynadir mentre i suoi servi, rimasti in due, continuano a roteare la loro scure contro i rimanenti avversari.

La risata del mago rosso giunge alle orecchie di Asher, giunto anch'egli sulle soglie della camera oscura mentre Baris è in procinto di uscirne. Dopo una breve spiegazione del monaco, l'elfo decide di entrare nell'antro, un sospetto che gli tormenta la mente. Anch'egli rivive momenti della sua vita con occhi esterni, partendo dall'arrivo a Forte Arran molto tempo prima, giungendo fino alla scomparsa di Myriel dopo la rottura della sfera di vetro ed al viaggio verso il castello delle streghe.
"Dove vuoi ritornare?". La voce impersonale porge all'elfo questa domanda, rendendogli improvvisamente tutto più chiaro.
"Il tempo che fu passato sarà se speme e desìo finiran nell'oblio...La man ritirate e non donatela più", mormora ricordando un passo della ballata dei bardi di Hormpetarr.
"Portami al giorno in cui la Sfera delle anime fu rotta!" esclama Asher.
 
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